Svogliata estate,
scivoli con lentezza.
Io vanamente inseguo l'attimo
nel punto preciso in cui l'ho perduto,
scordando che non è più primavera,
ma estate.
E tu, a un tratto vivace,
assumi il colore forte e pungente
di un bosco assolato.
Io fiacca, non sento il profumo dei fiori,
non odo il vento caldo scompigliarmi i capelli.
La mia antica maestria di sognare
ora giace, orfana di rododendri in fiore.
Un attimo fa primavera… vestita d’altre tinte,
sorrideva sbocciando acerba, sognatrice,
istintiva.
Romantica avvolgeva,
col manto di pesca i pensieri.
L'estate brucia sterile
di promesse, attese, speranze, e gioiose illusioni
del tempo che deve venire.
Io accanto a te, malata d’arsura
mi affanno a disegnar il futuro,
abbigliandomi d’artifizio.
Rimembro la passata stagione…
danzante, anelante di battiti, emozioni e gioia,
che tuttora non riesco a provare.
Le nostre vite si dimenano ansiose,
esplorando bugie da sussurrare,
bagnate d'antico travaglio.
Sudo di te; stanca, bugiarda e ciarliera.
Celere, l'estate beffarda
con fare mieloso, artefatto e innaturale
si veste di fiori, oggi accecati di verde
e domani come noi,
sciupati nella brina autunnale...
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