Chitarre scordate
a colonna sonora della mia vita.
Imperfezioni mai assorbite,
illuse speranze
e spesso il nulla.
Chitarre disarmoniche,
che stonati maestri d'orchestre vane
hanno strimpellato,
mentre il suono,
mai soave,
si dileguava
in un accordo fasullo.
Pentagramma,
storpiato e copiato,
di cui sono stata io
il disordinato compositore.
Le note si aggrovigliano,
si confondono,
poi cadono esauste,
di fronte a una nota di sol
che le fissa incompresa.
Chitarre stridenti,
nella mia musica di ieri;
nell'infanzia andata,
nella giovinezza deformata
da piccoli sogni immaturi.
Chitarre scordate
al suono
d' amori piccoli,
senza lacrime
né gioia,
che mi rubavano a me stessa.
Attimi stanchi,
in cui, fingendo d'ascoltare il suono melodioso,
arricchivo il concerto
d'arpe gracchianti.
Chitarre scordate
che suonavano tenui,
mentre gli anni scorrevano.
Chitarre stridenti,
accompagnate dal canto
di un triste soprano.
Chitarre stonate
che oggi non suonano più.
Distrutte, bruciate, azzittite, azzerate.
Mai più
musica d'osteria,
di gracidar di rane,
nella seconda frazione
del mio moto passeggero.
Ma...
Un solo violino,
un pianoforte,
un piccolo ottavino,
che possano suonare
accordati e soavi,
sinché il cero
alimenterà la mia fiamma.
domenica 28 dicembre 2014
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